Friday, September 08, 2006

Gisaid: etico ed efficace contro il virus dell’influenza aviaria

Il virus dell’influenza aviaria ha rappresentato un modello imprevedibile e senza precedenti di come una “banale influenza” si possa diffondere in tutto il mondo.

La comunità scientifica è concorde nel ritenere il virus H5N1 come il probabile capostipite del prossimo virus pandemico per il genere umano; per questo motivo la sua evoluzione genetica deve essere strettamente monitorata e studiata in tempo reale.

L’annuncio che ha concretizzato questa presa di coscienza è arrivato sotto forma di lettera aperta pubblicata su Nature: 70 tra i maggiori esperti mondiali del virus H5N1, tra i quali anche sei premi Nobel, si sono uniti per fondare la Global Initiative on Sharing Avian Influenza Data (Gisaid).

Si tratta di un consorzio internazionale, promosso da un’iniziativa tutta italiana, che ha come scopo la tutela e la condivisione dei dati scientifici fino ad ora ritenuti top-secret: il libero accesso ai database permetterà ai ricercatori di tutto il mondo di comprendere meglio i meccanismi di patogenicità e le dinamiche di diffusione dell’epidemia.

L’importanza del network Gisaid sta proprio nel favorire e promuovere, tra ricercatori di tutto il mondo, lo scambio di informazioni relative al corredo genetico dei virus influenzali, salvaguardando in modo particolare le proprietà intellettuali dei Paesi in via di sviluppo.

Infatti, anche se in Italia il virus ha colpito soltanto in modo marginale, molte zone del mondo continuano a risentirne fortemente dal punto di vista sanitario. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms), il virus minaccia di mietere oltre 150 milioni di vittime.

L’influenza aviaria è diventata una vera e propria malattia: è arrivata da poco in Africa, dove è alto il rischio che diventi endemica e provochi un disastro umanitario.

Il consorzio internazionale è un importante traguardo, il cui merito va riconosciuto principalmente a Ilaria Capua, direttore dell’Istituto Zooprofilattico delle Venezie, centro di riferimento nazionale sull’influenza aviaria e a livello internazionale per l’Organizzazione della Salute Animale (Oie).

La dottoressa Capua, infatti, nel marzo scorso ha lanciato un accorato appello sulla prestigiosa rivista Science nel quale esortava i suoi colleghi a rendere pubblici i loro risultati.

Seguendo il suo esempio, i massimi esperti del settore si sono rifiutati di pubblicare le sequenze geniche del virus negli archivi riservati dell’Oms, per offrirli ad un sito di libera consultazione: GenBank.

La dottoressa Capua ha tenuto a precisare che non si è trattato di una sfida, ma di un forte invito alla riflessione: quando il rischio per la salute pubblica è di proporzioni mondiali è eticamente ingiusto, oltre che pericoloso, limitare il sapere a pochi.

L’iniziativa, senza precedenti, ha minato la mentalità conservatrice di buona parte del mondo scientifico. La riluttanza alla pubblicazione dei dati sull’influenza aviaria aveva soltanto una buona ragione: la preoccupazione di generare inutili allarmismi che avrebbero influito negativamente sull’economia dei Paesi maggiormente colpiti dall’epidemia.

In realtà i dati erano tenuti segreti per altre motivazioni molto meno nobili: in primo luogo, alcuni governi non avrebbero pagato volentieri eventuali royalties a chi fosse riuscito a sintetizzare per primo il vaccino; in secondo luogo, alcuni ricercatori sono da sempre colpiti dalla sete di fama e cercano di pubblicare articoli più o meno sensazionali su riviste scientifiche accreditate.

Fortunatamente esistono ancora molti ricercatori etici.

Gisaid ripercorre gli intenti del Progetto Menoma Umano e del Progetto HapMap, ma è l’unico ad essere mosso da un’emergenza sanitaria. Il consorzio apre nuove prospettive sulla gestione veloce ed eticamente corretta di dati scientifici utili alla comunità scientifica

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